La riforma della Sanità lombarda divide i medici di famiglia che ancora non hanno aderito in un numero significativo al progetto che riguarda 3 milioni di malati cronici in Lombardia.
Fulcro della riforma, nonché della resistenza dei medici, è il piano di assistenza individuale previsto per i cronici, che libererà il malato dall’incombenza di dover provvedere da sé alle prenotazioni delle visite mediche specialistiche necessarie per il trattamento della malattia. A questo penserà un “tutor” appositamente retribuito per svolgere questo compito, ruolo che potrà essere assunto dagli stessi medici di famiglia oppure potranno scegliere di non essere coinvolti, come sta facendo la maggior parte di loro in questa fase preliminare in cui si rischia l’arrenarsi della riforma sul nascere. Infatti, solo a Milano, che ha oltre 400mila malati cronici, soltanto 101 medici di famiglia sui 2.169 totali hanno dato la loro disponibilità a partecipare al progetto.
Per assumere questo ruolo è necessario per i medici “tutor” confluire in forme associative, in modo che sia possibile farsi carico dell’organizzazione di percorsi i cura avendo a disposizione corsie preferenziali nella prenotazione delle prestazioni sanitarie per i pazienti. Si tratta sempre di esami e visite mediche che si svolgeranno nei poliambulatori o in ospedale. Per i pazienti cronici avere il proprio medico come tutor che li guidi nel percorso di cura è un’occasione importante per rimanere agganciati a un punto di riferimento importante. D’altro canto, l’associazione dei medici obietta che la riforma lede la libertà di scelta del paziente.
Fonte dell’articolo: Corriere della Sera ed milano: “La riforma divide i medici di famiglia: «Un flop se il progetto non decolla” (link)